Alberto Segre

Alberto Segre ©Archivio CDEC (fondo fotografico Segre Liliana - n. 22)
Alberto Segre
Nato il 12/12/1899 a Milano
Arrestato a Selvetta di Viggiù (VA) il 08/12/1943
Morto a Auschwitz il 27/04/1944
Motivo dell'arresto: persecuzione razziale
Anno di posa della pietra: 2017
Detenzione: Varese, S. Vittore
Deportazione: Auschwitz
Trasporto: 24 (partito da Milano il 30/01/1944, arrivato a Auschwitz il 06/02/1944)

Pietra in Corso Magenta, 55
Richiesta da
Nato a Milano in una famiglia assolutamente laica, Alberto Segre è legatissimo ai suoi genitori e al fratello Amedeo. Compie studi classici al liceo Manzoni. Richiamato alle armi come “ragazzo del 99”, diviene sottotenente di artiglieria. Tornato dalla guerra si iscrive all’università Bocconi dove si laurea in economia e commercio. Entra nella ditta di famiglia e si occupa di contabilità mentre il fratello, molto più comunicativo e brillante, si dedica alla parte commerciale. Timido e introverso, pensoso e sensibile, ha difficoltà a trovare una fidanzata. Incontra a un ballo Lucia Foligno e la sposa nel 1929. Sono una coppia bellissima e invidiata e, felici, l’anno dopo nasce Liliana. Lucia muore a 25 anni di cancro. Alberto a 31 anni rimane solo e si dedica alla bambina e si dedicherà sempre a lei rinunciando a rifarsi una vita.
Profondamente antifascista discute col fratello che invece, fino al momento dell’emanazione delle leggi razziali, credette nel fascismo. Nonostante il grande pessimismo e la tristezza della sua vita, non pensò mai di lasciare l’Italia né avrebbe mai lasciato i vecchi genitori. Quando, dopo l’otto settembre, capì il pericolo per gli ebrei, mandò Liliana da amici sicuri. Troppo tardi si decise a tentare la fuga in Svizzera, dopo aver creduto a un permesso della questura per i genitori. La fuga in Svizzera fu un disastro: Alberto e Liliana furono respinti e arrestati sul confine. Da quel momento fino all’arrivo ad Auschwitz la disperazione si leggeva nei suoi occhi lucidi. All’arrivo al lager fu separato dalla adorata figlia: resistette per tre mesi circa. Dalla documentazione presso il CDEC, risulta che fu ucciso il 27 aprile 1944.
Profondamente antifascista discute col fratello che invece, fino al momento dell’emanazione delle leggi razziali, credette nel fascismo. Nonostante il grande pessimismo e la tristezza della sua vita, non pensò mai di lasciare l’Italia né avrebbe mai lasciato i vecchi genitori. Quando, dopo l’otto settembre, capì il pericolo per gli ebrei, mandò Liliana da amici sicuri. Troppo tardi si decise a tentare la fuga in Svizzera, dopo aver creduto a un permesso della questura per i genitori. La fuga in Svizzera fu un disastro: Alberto e Liliana furono respinti e arrestati sul confine. Da quel momento fino all’arrivo ad Auschwitz la disperazione si leggeva nei suoi occhi lucidi. All’arrivo al lager fu separato dalla adorata figlia: resistette per tre mesi circa. Dalla documentazione presso il CDEC, risulta che fu ucciso il 27 aprile 1944.