Singolo deportato - Pietre d'inciampo Milano

Angelo Aglieri

Angelo Aglieri


Nato il 25/12/1914 a Monza
Arrestato a Milano il 25/05/1944
Morto a Flossenburg il 24/12/1944

Motivo dell'arresto: persecuzione politica


Anno di posa della pietra: 2018
Detenzione: S. Vittore
Deportazione: Fossoli, Bolzano, Flossenburg
Trasporto: 81 (partito da Bolzano il 05/09/1944, arrivato a Flossenburg il 07/09/1944)

Pietra in Viale Monza, 23
Richiesta da Aned Milano

La copertina del numero del 27 marzo 1944 di “La Domenica del Corriere” dove venne pubblicato la novella “il segreto del poeta” a firma di Angelo Aglieri.

La giovinezza

Angelo Aglieri nasce a Monza nel 1914. Durante l’adolescenza i fratelli Aglieri rimangono orfani e così vanno a vivere a Milano dagli zii Piera e Virginio, nelle case della Società Umanitaria in via Lombardia 69.

In gioventù Angelo Aglieri coltiva diversi interessi artistici. Suona il pianoforte, si diletta nella pittura e mostra una grande passione per il teatro e il cinema. Compone una commedia in tre atti intitolata “Il brillante di papà”, che non verrà mai messa in scena. Scrive inoltre la sceneggiatura di un film sulla vita in Svizzera del pittore Giovanni Segantini.

Conosce Aldina Maria Begnis, nata nel 1921 a Camisano, in provincia di Cremona e venuta a cercare lavoro a Milano a 18 anni.

Nell’ottobre 1942 Aglieri trova lavoro nella segreteria di redazione del “Corriere della Sera”, in sostituzione di un dipendente mandato a combattere al fronte. Il suo stipendio all’ingresso nella sede di via Solferino è di 1300 lire al mese.

Angelo e Aldina si uniscono in matrimonio a Milano, all’abbazia di Casoretto, il primo maggio 1943 e vanno ad abitare in viale Monza 23, all’interno del cosiddetto “Casermone”, un grande edificio a più scale con una corte interna. Nel 'Casermone' vivono molte persone di diversa estrazione sociale, molte delle quali antifasciste. Tra queste Crescenzo De Biase, fabbro, che prenderà parte attivamente alla resistenza cittadina, e soprattutto Carmela Fiorili, la portinaia, che con il marito Luigi Mazzola, apparteneva al partito comunista clandestino. Dall'8 settembre 1943 Carmela Fiorili avrebbe nascosto nel suo appartamento Francesco Scotti, dirigente del Pci, che proprio in quella casa del Casermone avrebbe ideato i primi Gap, Gruppi di azione patriottica, i nuclei armati del Pci.

L’adesione alla Resistenza

Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 Angelo Aglieri decide di aderire alla Resistenza. Con il nome di battaglia Lino entra a far parte della Brigata “San Giusto” brigata operante dall’ottobre 1943 che arriverà a una forza effettiva di circa 300 uomini dislocati a Milano e nei distaccamenti di Palazzolo in Brianza e Lezzeno sul lago di Como.

Avendo sofferto di poliomielite da bambino, Angelo è claudicante. Per questo motivo non compie atti di sabotaggio in prima persona e, durante la sua adesione alla resistenza, continua a lavorare al "Corriere della Sera" Aglieri viene arrestato il 25 maggio 1944.

I motivi dell’arresto sono rimasti a lungo poco chiari. Si è sempre pensato che Aglieri fosse stato arrestato perché aveva portato una bomba a mano in redazione e fosse stato denunciato da alcuni colleghi, ma questa notizia è vera solo in parte. Aglieri porta effettivamente l’ordigno in redazione ma i fascisti non trovano l’arma.

Esiste un rapporto del capo segreteria di redazione del Corriere, datato 27 maggio 1944. Secondo quanto riportato dalla moglie Aldina in un’intervista di molti anni dopo, Angelo avrebbe portato la bomba a casa nascondendola nella stufa, nell’appartamento di viale Monza 23.

I motivi reali dell’arresto sono contenuti in un corposo dossier all’interno del fascicolo militare del fratello Carlo, e firmato da due membri della Brigata “San Giusto”, Ettore Ariata e Biagio Colajanni. I due partigiani, nel maggio 1949, ricostruiscono nel dettaglio che Carlo Aglieri, nel maggio del 1944, decide di fare una sorta di doppio gioco. Pur essendo fascista, tanto che è un tenente della guardia repubblicana nella Repubblica di Salò, tenta una truffa a scopo di lucro. Egli fabbrica di sua mano una finta mappa degli appostamenti e delle linee difensive tedesche sul fronte di Cassino, dove sostiene di avere combattuto da partigiano, va a casa del fratello Angelo, sapendo che quest’ultimo fa parte della Resistenza, e gli propone di vendere la mappa per la cifra di 10mila lire agli agenti dei servizi segreti Alleati che operano a Milano.

Angelo Aglieri, entusiasta di poter passare un documento così prezioso agli Alleati, prende contatto con l’amico pittore Raul Cedia, anche lui membro della Brigata “San Giusto”, e organizza nello studio di quest’ultimo, in via Laghetto 15, un incontro con “tale ragionier Ferro”, impiegato al Comune di Milano, che afferma di disporre di un collegamento con il comando alleato in città. Il ragionier Ferro a sua volta parla ai fratelli Aglieri di una terza persona, e organizza un appuntamento notturno in piazza Oberdan per procedere alla consegna della mappa in cambio della cifra pattuita tra questa persona e Carlo Aglieri.

Il 24 maggio 1944 il fratello Carlo si presenta in piazza Oberdan ma cade in una trappola: davanti a lui si materializza il tenente Manlio Melli, dell’Ufficio politico investigativo fascista, che lo arresta. Carlo Aglieri sotto interrogatorio confessa ammettendo di avere creato una finta mappa ma dice di averlo fatto con il preciso intento di infiltrarsi tra le file dei partigiani e farli poi arrestare. Quindi fa i nomi del fratello Angelo e del pittore Raul Cedia. Il 25 maggio 1944 Angelo Aglieri viene dunque  arrestato e portato alla caserma dei Carabinieri di via Copernico, dove subisce diverse torture. In quella caserma riesce però a incontrare la moglie Aldina, la implora di tornare a casa, prendere la bomba a mano nascosta nella stufa e gettarla via, perché i fascisti sarebbero andati a perquisire l’appartamento. Aldina così fa. Va a casa, trova la bomba e se ne disfa buttandola tra alcune macerie di una casa in via Natale Battaglia, poco lontano dalla propria abitazione. Quando i fascisti vanno a perquisire casa non trovano motivi per arrestarla.

Angelo Aglieri nel frattempo è trasferito nel carcere di San Vittore.

Il 29 giugno 1944 viene deportato nel campo di concentramento di Fossoli. La moglie ha raccontato dopo la guerra di essersi recata due volte a Fossoli compiendo viaggi di fortuna. In entrambe le occasioni aveva trovato alloggio nel fienile di un contadino che ospitava alcune mogli di prigionieri a ridosso del campo. Nella seconda occasione Aldina era stata arrestata dai fascisti e portata all'interno del campo di prigionia. Lì era stata costretta a sfilare davanti a suo marito con la minaccia di fucilarlo qualora lo avesse guardato [1]. E' quella l'ultima volta in cui Aldina riuscirà a vedere, seppure di sfuggita, il marito.

A fine agosto Aglieri è trasferito nel campo di Bolzano da dove il 5 settembre viene deportato a Flossenburg con il  trasporto 81. Nel registro di ingresso ad Angelo Aglieri viene assegnato il numero 21660. Consegna, come da documento del campo, un cappotto, una giacca, un paio di pantaloni, una camicia, un paio di calze, un anello.

Angelo viene poi trasferito a Hersbruck. Qui, i deportati furono  impiegati per scavare delle gallerie nella montagna dove si producevano motori d’aereo BMW in modo da riparare la produzione dai bombardamenti alleati. Nell’inverno 44-45 un deportato su due muore. Angelo Aglieri muore il 24 dicembre 1944.
Alessandro Milan

Archivi consultati:
  • Archivio di Stato di Milano, Distretto militare di Milano, fogli matricolari, f. Aglieri Carlo
  • Archivio storico Fondazione Corriere della Sera
  • Archivio Museo del Risorgimento, Milano, f. guerra b. 555

Note:
[1] S. Capra, Mai più. Testimonianze  e storie pavesi dai Lager nazisti, Modica, 1997




Documenti
27 maggio 1944, relazione di un collega di lavoro sulla bomba che Angelo avrebbe portato sul luogo di lavoro, Archivio storico Corriere della Sera
21 ottobre 1942, Assunzione di Angelo Aglieri al Corriere della Sera, Archivio storico Corriere della Sera
“Il segreto del poeta” novella di Angelo Aglieri pubblicata sul numero del 26 marzo 1944 di “la Domenica del Corriere”
Foglio del registro del Carcere di San Vittore del 26 maggio
Archivio storico del museo del Risorgimento - Milano fondo guerra b. 555