Il progetto artistico di Gunter Demnig - Pietre d'inciampo Milano

Il progetto artistico di Gunter Demnig

Il progetto delle Pietre d’inciampo è nato in Germania all’inizio degli anni ‘90 per iniziativa dell’artista Gunter Demnig ed è ormai diffuso in quasi tutti i paesi europei che hanno subito l’occupazione e la deportazione da parte dei nazisti e dei governi alleati e collaborazionisti o che sono stati più indirettamente colpiti dalla politica nazista, ad esempio la Gran Bretagna.

Le pietre d’inciampo monumento diffuso

Attualmente ci sono in Europa più di 100.000 pietre, cubi di cemento del lato di 10 centimetri di cui la parte superiore, visibile sul selciato, è di ottone con sopra incisi nome e cognome, data di nascita, data di arresto, luogo di deportazione e data di morte delle persone cui sono dedicate. Le scritte variano in minima parte a seconda dei paesi di posa, ma in linea di massima queste sono le notizie che vengono date. Non è mai esplicitata viceversa la causa della deportazione: dall’incisione sulla pietra non si è in grado di evincere, se non indirettamente, se la persona cui essa è dedicata fosse un attivista antifascista, un ebreo, un sinti, un rom, una vittima del programma di eutanasia T4 o appartenesse a un’altra delle tante categorie che sono state vittime del progetto di persecuzione e di sterminio nazista e fascista.

Esse costituiscono un affresco diffuso della politica persecutoria messa in atto durante la Seconda guerra mondiale; sono tutte uguali perché hanno un formato e un carattere, ma anche tutte diverse, perché richiamano appunto ad altrettante vite ed aspetti differenti di quello che è stato il progetto nazista di Nuovo Ordine Europeo anche dal punto di vista sociale e non solo geopolitico. Esse sono pensate in radicale antitesi alla volontà del nazismo di annullare ogni unicità delle persone, vogliono ridare voce a ogni storia e restituire la specificità dei vissuti individuali.

Le pietre sono quasi sempre posate davanti alla casa, l’ultimo luogo liberamente scelto dalle vittime della deportazione.  Mettere la pietra davanti alla porta di casa sottolinea con forza il legame con la vita precedente, con quello che si era e che si faceva prima dell’arresto. L’idea di Demnig non è soltanto quella di riportare le persone dove sono partite, dove erano ancora uomini, donne e bambini con una precisa identità e storia, ma anche di ricordare che quelle vite si sono svolte e spesso sono anche finite, in mezzo ad altre persone comuni, che talvolta hanno incrociato, sfiorato e forse anche denunciato le vittime che si vogliono ricordare. La loro uccisione è sì avvenuta in lontani campi dell’Europa orientale ma ciò che l’ha resa possibile ha avuto inizio nella casa accanto, nella strada accanto. Ogni pietra racconta dunque, in filigrana, non soltanto la storia della persona a cui è dedicata, ma anche il contesto storico che ha reso possibile quella deportazione.

 

L’artista Gunter Demnig e la nascita del progetto

Demnig, nato nel 1947 a Berlino, appartiene a quella generazione di tedeschi che ha dovuto interrogare i propri genitori sul ruolo che avevano avuto durante la dittatura nazista. Il padre aveva combattuto nella legione Condor durante la guerra civile spagnola, dunque a fianco delle forze reazionarie; un elemento che ha segnato tutta l’opera dell’artista. Demnig studia arte e design e negli anni ‘80 comincia ad essere conosciuto per i suoi “Spuren Projekte” caratterizzati dalla volontà di lasciare una traccia sul terreno: lunghe strisce di vernice che andavano da una città all’altra. Attraverso un percorso artistico che comincia, dalla metà degli anni ‘80, a lavorare anche sulla parola scritta e a lasciare “Spuren” più strettamente legate alla storia della seconda guerra mondiale  Deming arriva negli anni ‘90 alla creazione delle prime pietre, nate nel complesso clima politico che segue la riunificazione tedesca caratterizzato da una crescente intolleranza e xenofobia: un progetto dunque che intreccia strettamente la volontà di ricordare il passato alla realtà politica del presente[1].

Da una “traccia” che ricordava il percorso di circa 1000 Rom e Sinti Demnig arrivò a progettare le prime pietre d’inciampo vere e proprie, diverse dalle attuali essenzialmente per il testo, ma uguali nell’idea di fondo.

Il progetto cresce e si diffonde negli anni ‘90, nell’Europa che si andava rifondano dopo il crollo del muro e che cercava anche di costruire nuovi percorsi identitari.

 

Il progetto europeo

Negli anni successivi molte pietre sono state posate in Germania, dal 2007 iniziarono ad essere poste in Austria e Ungheria e negli anni seguenti Olanda, Francia, Norvegia, Danimarca, Italia, ecc. La diffusione sul territorio, partendo dai luoghi di residenza delle vittime e non dai gangli di potere che hanno gestito le persecuzioni ne fanno un contro monumento diffuso in netta antitesi anche con la politica memoriale incarnata ad esempio dal monumento agli ebrei deportati di Berlino, posto nel cuore stesso della città riunificata.

L’organizzazione che gestisce la creazione e la posa delle pietre d’inciampo, diventata Fondazione Spuren nel 2014, è animata dalla volontà che, anche nel momento di creazione delle pietre, ogni persona riceva un adeguato riconoscimento, in contrasto con la politica di spersonalizzazione e di annullamento perpetrata dai nazisfascsti. Le pietre vengono pertanto ancora prodotte a mano una per una e poi inviate a chi ne ha fatto richiesta.

Nate e concepite come progetto artistico le pietre d’inciampo sono diventate anche un potente elemento di narrazione storica diffuso in quasi tutta l’Europa. Poiché sarà impossibile mettere una pietra per tutti i deportati, ogni pietra ha anche un valore simbolico perché rappresenta la totalità del progetto e proprio per questo è fondamentale ricostruirne ogni storia con cura ed attenzione.

 

[1] H.Hesse,  Stolpersteine, Idee, Künstler, Geschichte, Wirkung. Klartext, Hamm, 2017.